Ho deciso di raccogliere su queste pagine i miei appunti su alcune azioni tipiche del jujutsu tradizionale, a beneficio mio e dei pochi lettori di questo blog.
Non si tratta di un programma tecnico completo, ovviamente, che è giustamente sviluppato dalle singole scuole ed associazioni, ma solo di appunti di massima su alcune delle tecniche più classiche del jujutsu.
Le tecniche sono numerate al solo scopo di catalogazione e verranno presentate in ordine sparso, ma tenterò di seguire una logica di progressiva difficoltà di esecuzione (dalle più facili alla più difficili).
Iniziamo da "Ude Osae", ovvero il "controllo del braccio" (Osae=pressione/controllo, ude=braccio). Si tratta di una delle tecnica più classiche del jujutsu ed è presente in tutte le scuole e in molte altre arti marziali. Talvolta la si indica con il nome di Ikkyo ("primo principio") che ha preso nell'Aikido. Come nota storica, l'Aikido deriva direttamente dal Daito-Ryu Jujutsu (anche se questa discendenza è un po' indigesta ad alcuni praticanti di aikido, pertanto la terminologia è cambiata e talvolta si dice che l'aikido non derivi dal jujutsu ma dall'aiki-jujutsu o dall'aiki-jutsu). Questa tecnica, nel Daito-Ryu, è nota come Ippon-Dori (presa per un punto), prima tecnica della serie Ikkayo (e di qui "distillata" dal Maestro Ueshiba in "Ikkyo").
La tecnica viene qui presentata nell'esecuzione e nelle immagini di un
video didattico del Daito-Ryu. Il Daito-Ryu è uno degli stili tradizionali meglio documentati. Secondo i discepoli della scuola, si tratta di uno stile che ha una storia pluricentenaria, ma dal punto di vista storico non ci sono molte informazioni antecedenti a
Sokaku Takeda che può essere considerato il fondatore "moderno" della scuola.
Poichè questa è la prima tecnica che illustro, alcuni dettagli dell'esecuzione formale (per esempio lo zanshin o la separazione di uke e tori) vengono descritti in maniera più estesa. Alcuni termini già spiegati precedentemente verranno ripetuti per comodità, e abbandonati poi nelle descrizioni delle tecniche successive.
1. Zanshin: l'esecuzione formale delle tecniche parte sempre dalla condizione detta "zanshin" (spirito pronto) in cui tori (colui che esegue la tecnica e risulta vincitore nell'azione, sulla sinistra nella foto) e uke (colui che attacca e subisce la tecnica, e risulta perdente, sulla destra nella foto) si concentrano sull'azione da eseguire. Scopo dello zanshin è ottenere la corretta "presenza mentale" e la giusta percezione dello spazio.
La tecnica inizia normalmente con uke a circa due passi di distanza da tori. Con pochissime eccezioni, è uke a iniziare l'azione aggredendo tori: le tecniche del jujutsu sono (quasi sempre) difensive.
Molte scuole di arti marziali prescrivono una particolare posizione dei piedi (normalmente piede sinistro avanti, con la punta leggermente rivolta all'interno, il destro arretrato di mezzo passo ed aperto di circa sessanta gradi, gambe leggermente flesse - similmente alla posizione di uke nell'immagine sopra). La posizione iniziale reciproca dei piedi di uke e tori comporta leggere differenze nell'esecuzione della tecnica.
Differentemente da altre scuole, nel Daito-Ryu le azioni iniziano con tori in posizione neutrale (piedi paralleli).
Normalmente, nel jujutsu tradizionale non vengono prescritte particolari guardi (kamae): le braccia vengono normalmente tenute lungo il corpo (come tori nell'immagine sopra), o in avanti (come uke).
Una nota importante è la posizione delle mani. Alcune scuole tradizionali, in allenamento, usano le mani aperte allo scopo è quello di avere maggiore sensibilità e flessibilità nel movimento. Questo però espone i praticanti al pericolo di slogature e rotture delle dita in certe azioni (in particolare contro attacchi violenti, per esempio di calcio). Tenere la mano aperta ha alcuni vantaggi didattici, ma in caso di difesa personale (o qualora l'attacco sia potenzialmente molto violento) è bene tenere il pugno chiuso, con il pollice ben serrato.
2. Shomen Uchi - Uke inizia l'azione attaccando tori con un ampio "shomen uchi" (colpo alla testa, dall'alto verso il basso), che viene parato a due mani (morote uke) da tori.
Nella versione omote (per dritto), tori riesce a bloccare sul nascere l'attacco di uke (come in figura), prima che la traiettoria diventi discendente.
Qualora tori si muova in ritardo, sarà impossibile bloccare l'attacco che andrà aggirato (tecnica ura - "per rovescio"). Il tempo della parata è fondamentale. Nel kendo (e nel karate) si parla di tre possibilità:
"sen" (anticipo totale: tori esegue la tenica prima che uke si sia mosso - questo nel jujutsu non si verifica quasi mai)
"sen-no-sen" (anticipo contro anticipo: tori inizia ad eseguire la tecnica non appena uke inizia il suo movimento di attacco)
"go-no-sen" (ritardo contro anticipo: tori inizia ad eseguire la difesa quando l'attacco di uke è pienamente sviluppato).
L'esecuzione omote di ude osae è un caso "sen-no-sen" e questo rende la tecnica piuttosto difficile per i principianti. Qualora si sia in ritardo occorre aggirare l'attacco con un movimento di "tenkan".
Al momento della parata è possibile colpire il costato di uke con un pugno. Come nota, alcune scuole di aikido usano la mano che ha parato all'altezza del gomito di uke mentre nel Daito-Ryu si usa la mano che ha parato l'avambraccio o il polso. A mio avviso la prima versione rende la presa più sicura (giacchè si mantiene la presa sul polso), mentre la seconda corrisponde alla possibilità di estrarre il wakizashi (spada corta) e colpire uke nell'incavo dell'ascella (zona normalmente non protetta dall'armatura) e ha motivi storici. In entrambi i casi si tratta di una tipica applicazione di atemi (colpo diretto) del jujutsu.
3. Ude-Osae - il cuore della tecnica. Con la presa a due mani sul braccio di uke si tratta di eseguire un movimento "a manovella" che porti il braccio di uke in una leva articolare. Ci sono molte varianti di questa leva (a seconda di come ci si muova durante l'esecuzione), ma, sebbene sia molto vantaggioso piegare il braccio di uke durante l'esecuzione, tutte le varianti terminano con il braccio uke teso.
Due punti importanti:
- Si può esercitare la forza in maniera che uke carichi tutto il peso sulla gamba a noi più vicina (impedendogli di calciare)
- La forza deve essere applicata in direzione "tangente" alla colonna vertebrale di uke.
4. Mae Geri - calcio al costato. Questa è una parte opzionale della tecnica, che non è presente in molte varianti. Il fatto è che, per bloccare completamente uke, occorre fare un passo in avanti rispetto al punto (3). Questo passo può essere effettuato simultaneamente alla applicazione leva, che risulta ancora più vantaggiosa. Nell'esecuzione del Daito-ryu, si sfrutta questa occasione per colpire il costato di uke.
5. Uke è a questo punto bloccato a terra ed impossibilitato ad ogni reazione.
6. E' possibile approfittare della condizione di sottomissione di uke per colpirlo alla schiena con una gomitata. Come nota, molte scuole, comprese il Daito-Ryu, terminano alcune azioni con una mano in alto sopra la testa e con l'urlo "rituale" (kiai). Questo viene talvolta spacciato per gesto di concentrazione e zanshin in chiusura della tecnica, ma ha in realtà ragioni storiche: corrisponde all'estrazione della spada corta ed al taglio della schiena o della testa di uke.
Come nota, differentemente dal judo e da versioni moderne del jujutsu, nel jujutsu tradizionale le "immobilizzazioni" sono (quasi) esclusivamente con uke faccia a terra e tori in piedi o in ginocchio. Immobilizzazioni tipo kesa-gatame o similari (sebbene estremanente efficaci) non consentono di affrontare altri avversari e pertanto sono assenti dalle teniche tradizionali.
7. Zanshin - la presenza mentale dev'essere mantenuta anche al momento della conclusione della tecnica, e occorrer controllare uke (anche solo con lo sguardo) anche durante l'allontanamento. E' un punto importante e spesso trascurato.
8. Risoluzione - mantenendo l'attenzione reciproca, tori e uke si separano e ritornano nella posizione di partenza.
VERSIONE URA
Come spiegato nel post precedente, le tecniche di alcune scuole si presentano talvolta in due versioni: omote ("dritto", "verso l'esterno") e ura ("rovescio", "verso l'interno"). Spesse volte le versioni ura rappresentano le varianti da applicarsi nel caso la versione omote non sia applicabile o non abbia successo. In generale non descriverò tutte le varianti delle tecniche che presenterò, ma in questo caso l'eccezione è d'obbligo per consentire la corretta comprensione delle differenze fra tecniche ura e omote.
La tecnica presentata sopra è la versione OMOTE. Qui sotto una breve descrizione della versione URA:
1. Dopo lo zanshin, uke (questa volta sulla sinistra) attacca tori con shomen uchi.
2. Anziché anticipare la parata e bloccare l'attacco nella fase crescente, tori assorbe l'attacco di uke ruotando verso l'esterno dell'attacco e afferrando il suo braccio durante la discesa.
3. Rotazione di tori sul piede perno (tenkan) per assorbire l'attacco di uke
4. Applicazione iniziale della leva articolare per costringere uke al tappeto.
5. Leva articolare per immobilizzare uke.
6. Immobilizzazione di uke. Questo tipo di immobilizzazioni è tipico del jujutsu tradizionale, un cui si lavora mantenendosi possibilimente all'esterno dell'attacco e si è in grado di affrontare rapidamente altre minacce (al contrario delle immobilizzazioni classiche del judo, estremamente efficaci ma limitate all'uno contro uno).
7. Atemi "Tegatana" (mano come spada). In realtà il danno che si può provocare con un colpo col taglio della mano è minimo. Questo gestp, di solito, simboleggia la possibilie estrazione della spada corta (wakizashi, kodachi) o di un pugnale (tanto) e conseguentemente l'uccisione del nemico.
NOTE PER LA DIFESA PERSONALE
La difesa personale è uno degli scopi per cui alcune persone studiano il jujutsu. A mio avviso le tecniche del jujutsu tradizionale, pensate per la società dei samurai nel periodo Edo, non si sposano molto con le situazioni della vita moderna. Pertanto mi asterrò da considerazioni dettagliate sulla difesa personale, limitandomi a qualche breve cenno.
In questo contesto, Ude Osae riveste una qualche imprtanza, ma raramente l'applicazione sarà simile a quella della tenica formale. Per esempio, si può applicare ude osae se veniamo afferrati ad un bavero o ad una spalla, eseguendo, simultaneamente alla presa, un calcio all'inguine e/o un colpo al viso di tori. La versione ura è particolarmente efficace quando l'impeto dell'attacco è molto forte e non può essere contrastato altrimenti.
INSEGNAMENTI ESSENZIALI
Ude Osae è una tecnica dalle molteplici forme e varianti. Gli insegnamenti principali di questa tecnica sono:
- La gestione dell'attacco di uke in anticipo o in ritardo.
- La possibilità di utilizzare leve articolari molto vantaggiose per guidare uke o squilibrarlo.
- L'uso di atemi in continuità con l'azione di difesa.