venerdì 1 settembre 2017

Pensieri e parole...


NOTA: Riprendo questo blog dopo una lunga assenza...anche perché ho ricevuto alcune email di lettori che si sono dimostrati interessati a quanto ho scritto e raccolto. Alcuni hanno anche criticato le mie idee e...va benissimo! Lo scopo di questo blog è duplice: in primis serve a me come traccia di quanto ho imparato in molti anni di pratica (e di quel che rischio di perdere data la mancanza di tempo). In secundis, sarei contento se riuscissse a stimolare una discussione non dogmatica e non pregiudiziale sul jujutsu e sulle arti marziali giapponesi in generale. 

Come in tutte le discipline, il jujutsu ha una sua propria terminologia che ovviamente è in giapponese e può risultare un po' ostica. Questo post raccoglie un po' di terminologia ed alcuni principi base che, a mio avviso, è necessario padroneggiare per chi pratica il ju-jutsu.

Lei non sa chi sono io!

In molte arti orientali, l'apprendimento è basato sulla ripetizione di un modello, di una forma (kata in giapponese) che contiene, o dovrebbe contenere, l'essenza tecnica della disciplina.

Nel caso di arti come il karate, il kata prende la forma di una sorta di "balletto" in cui il praticante immagina di combattere contro avversari che lo circondano - replicando i movimenti del kata in ogni dettaglio e con la massima precisione.

Nel caso di arti come il judo o il jujutsu, dove il contatto con il corpo dell'avversario è necessario, il kata prende la forma di una "recita" in cui due praticanti "mettono in scena" una aggressione replicando i movimenti della tecnica da allenare.

Come è buona norma in ogni testo teatrale, introduciamo per prima cosa i due protagonisti della nostra rappresentazione: tori e uke

Tori - è colui che applica la tecnica.In linea generale (ma ci sono delle eccezioni) le tecniche di jujutsu si presentano come azioni di difesa contro una aggressione. Quindi tori è, generalmente, l'aggredito che risponderà applicando la tecnica e risulterà vincente nello scontro.

Uke - è invece colui che "riceve" la tecnica - tipicamente sarà anche l'aggressore e ovviamente risulterà perdente.

Come nota, esistono scuole in cui si insegnano anche tecniche di attacco diretto: in tali casi (relativamente rari) tori è sia l'aggressore che il vincitore dell'azione.
E' importante sottolineare che nello svolgimento della "recita" entrambi i praticanti dovranno avere cura dell'altrui incolumità - ma devono anche sforzarsi di eseguire le tecniche (e anche l'aggressione) con una giusta dose di intenzione e di realismo. L'attacco di uke deve essere ragionevolmente convinto e deciso e deve puntare al bersaglio. Tori deve eseguire la tecnica con la giusta forza e decisione, ma deve in primis preoccuparsi dell'incolumità di uke. Uke non deve necessariamente lasciarsi cadere o seguire l'esito della tecnica anche se mal eseguita...e via dicendo. 

Batti? Che fa ragioniere..mi da del tu? No "batti lei"...congiuntivo!!! 

Come dicevamo, nella tipica azione del ju-jutsu, uke "aggredisce" tori, che invece risponde applicando la tecnica che si sta studiando.

Tradizionalmente, l'etichetta imponeva che il samurai dovesse essere seduto in ginocchio in molte situazioni formali, conseguentemente la situazione di partenza di una aggressione poteva essere una delle seguenti:

Tachi waza (tecniche in piedi) - quando uke e tori sono entrambi in piedi all'inizio dell'aggressione.

Hanmi Hantachi Waza (o Hanza Handachi) - quando uke è seduto sulle ginocchia e tori è invece in piedi

Suwari waza (tecniche da seduti) - quando sia tori che uke sono entrambi seduti sulle ginocchia.

La seguente tabella riassume queste tre possibilità:

Val la pena aggiungere che, per noi occidentali che non siamo abituati a sedere sulle ginocchia, le teniche "da seduto" possono essere particolarmente dolorose per anche, ginocchia e caviglie. Molte scuole insegnano le tecniche di suwari waza sostenendo la loro importanza per la corretta comprensione delle versione "in piedi" delle tecniche analoghe, ma personalmente non trovo il nesso particolarmente chiaro. Nel caso di lotta a terra è improbabile riuscire a reagire con le tecniche proposte e le dinamiche del combattimento sono meglio rappresentate nel judo e nel brazilian jujitsu piuttosto che nel jujutsu tradizionale. 

Le "aggressioni" tipiche del jujutsu tadizionale sono ben rappresentate nella tavola qua sotto:
Qualche nota sulle aggressioni principali:

Katate Dori (presa al polso) -  Uke avanza di un passo e afferra tori per il polso. Si distigue in Ai-hanmi (uke e tori hanno la stessa gamba avanzata, per esempio la destra) o in Gyaku-hanmi in caso contrario. Con i canoni moderni, questa aggressione non sembra particolarmente minacciosa ma risponde ad una precisa esigenza storica, ovvero quella in cui tori vuole impedire ad uke di estrarre la spada. Si tratterebbe quindi di tecniche obsolete, se non fosse che studiare le tecniche a partire da questo genere di aggressione si rivela particolarmente efficace dal punto di vista didattico: si stabilisce un contatto fra uke e tori alla massima distanza possibile quindi gli spostamenti, i movimenti e le tecniche risultano "ingranditi" e più facili da assimilare.

Shomen Uchi (Colpo verticale alla testa) - Uke avanza e tenta di colpire tori alla testa con un movimento verticale dall'alto verso il basso con la mano. Molte tecniche del jujutsu tadizionale prendono le mosse da questa aggressione che simbolizza una attacco verticale di spada. Nella realtà moderna, questo tipo di movimento si presenta principalmente se l'avversario è armato di bastone o con un oggetto contundente. Per capire l'essenza e l'efficacia delle tecniche che iniziano con uno shomen uchi è importante tenere a mente l'analogia delle tecniche di spada (kenjutsu)

Yokomen Uchi (Colpo laterale alla tesa) - Uke avanza e tenta di colpire tori alla testa con un movimento diagonale. Come per lo shomen uchi, questa aggressione simbolizza un attacco di spada. Una applicazione pratica più contemporanea potrebbe sembrare quella degli attacchi di "gancio", ma si tratta di una analogia che funziona solo fino ad un certo punto - il movimento con la spada o con un bastone è molto più ampio.

Tsuki (pugno) - Uke avanza e tenta di colpire tori con un pugno rettilineo che parte dal fianco. Si distingue tipicamente in "chudan" (a "livello medio" - cioè torso ovvero stomaco e plesso solare) e "jodan" (a "livello alto" - alla testa o alla gola). Anche questo può sembrare un attacco utile in circostanze pratiche, ma occorre ricordare che anche queste tecniche simboleggiano un attacco di spada (di punta anziché di taglio). Raramente nella realtà si verrà aggrediti con un pugno precisamente rettilineo.

Geri (calcio) - Uke avanza e tenta di colpire tori con un calcio dritto allo stomaco o alle parti basse. L'assenza di una diretta analogia con in kenjutsu rende questa situazione simile ad alcune potenziali applicazioni pratica.

Ushiro dori (presa da dietro) - Uke aggira tori (che rimane fermo) e posizionatosi dietro di lui lo afferra. Esistono una serie di "prese da dietro", molte delle quali del disegno qui sopra. Si tratta di un esercizio assai utile per sviluppare la sensibilità dei praticanti, ma l'applicazione pratica diretta delle prese tradizionalmente proposte è scarsa.

Indipendentemente dall'aggressione, è ESSENZIALE che uke esegua l'attacco perseguendo il bersaglio con convinzione e decisione - altrimenti la rappresentazione diventa una farsa.

I Magnifici Sei

Molte scuole (più o meno) tradizionali di jujutsu dividono i movimenti fondamentali in sei gruppi, il cosiddetto "Jujutsu Rokku", ovvero i "Sei (tipi di tecnica) del Jujutsu". La cosa curiosa è che, sebbene molte scuole concordino sul fatto che i principi fondamentali siano sei, non c'è un generale accordo su quali siano. La classificazione più utilizzata è la seguente:
  1. Nage Waza (tecniche di proiezione) - Queste tecniche hanno lo scopo di proiettare l'avversario al tappeto, mediante sollevamenti, colpi d'anca, sgambetti e chi più ne ha più ne metta. Considerando le origini storiche del jujutsu è facile capire che questo gruppo di teniche sia particolarmente importante. La logica del jujutsu tradizionale era quella di fare cadere l'avversario in modo che egli ne ricevesse il massimo danno, ragion per cui alcune tecniche tradizionali non vengono più praticate o, se vengono eseguite, sono riservate agli adepti più esperti (e talvolta più "ginnici"). Le proiezioni venivano eseguite in modo che la caduta dell'avversario fosse quanto più scomposta possibile (cosa che ovviamente non è affatto salutare nella pratica moderna) e in modo che, in caso di caduta rotolata, uke finisse per dare le spalle a tori (per consentire a tori di estrarre la spada e finirlo).

  2. Gyaku Waza (tecniche di leva articolare), dette anche Kansetsu Waza - questo gruppo comprende tecniche in cui tori esercita una leva articolare su uke (tipicamente le braccia) con lo scopo di immobilizzarlo o controllarne i movimenti - fino all'estrema coseguenza della slogatura o della rottura dell'arto. Quando le tecniche vengono utilizzate specificamente per l'immobilizzazione dell'avversario, si usa talvolta il termine Osae Waza (tecniche di controllo/pressione). Ovviamente, nel corso dei secoli, sono state perfezionate tecniche di leva "vantaggiosa" per cui è possibile infliggere un forte dolore ad uke esercitando una forza relativamente bassa (e di qui viene il mito del jujutsu come arte adatta alle persone deboli). Spesso, le leve articolari sono applicate in punti particolarmente dolorosi e ancora oggi alcune finezze tecniche per incrementarne l'efficacia vengono custodite gelosamente. Val la pena ricordare in questa sede che, di preferenza, quando la leva viene utilizzata per immobilizzare l'avversario al tappeto questi viene guidato in posizione prona poichè è più facile da controllare, e rende possibile fronteggiare eventuali altri avversari. 

  3. Atemi waza (tecniche di colpo diretto) - Questo gruppo comprende calci, pugni, gomitate, ginocchiate et similia. Generalmente si divide in "ate waza" (colpi di mano) e "keri waza" (calci). L'importanza degli atemi nel jujutsu varia grandemente con lo stile particolare della scuola in esame. Si va da un utilizzo sporadico ad un impiego esteso e deciso. Storicamente, le scuole che derivano più direttamente dalle tecniche del combattimento in armatura sono quelle che utilizzano meno gli atemi, per l'ovvio motivo che, nel combattimento in armatura, non avevano molta efficacia. Invece le scuole sviluppatesi in periodi storici di relativa pace e le scuole più moderne ne fanno uso vastissimo (e talvolta persino esagerato). Tipicamente gli atemi hanno lo scopo di distrarre l'avversario o sbilanciarlo per preparare una tecnica di proiezione o di leva, oppure vengono usati per rompere l'equilibrio di una situazione neutrale, oppure ancora semplicemente per infliggere danno in punti che uke non è in grado di proteggere. Due particolarità del jujutsu sono la quasi totale assenza di calci alti (l'obiettivo abituale del calcio è il ventre o le costole fluttuanti) e l'utilizzo esteso del tegatana (la "mano spada" - ovvero lo shuto nella terminologia più diffusa del karate). Occorre ricordare però che in molti casi il tegatana è una simbolizzazione dell'estrazione della spada corta e di taglio con la medesima - ed è con questo significato che il tegatana chiude molte tecniche di varie scuole.

  4. Shime waza (tecniche di strangolamento) - Il jujutsu comprende un certo numero di tecniche di strangolamento, ma il loro numero e la loro importanza è generalmente collegata alla rilevanza che la particolare scuola attribuisce al combattimento a terra. Gli strangolamenti sono generalmente divisi in "sanguigni" (più lenti, in cui si riduce l'afflusso di sangue al cervello) e "respiratori" (più rapidi, in cui si riduce o si impedisce la normale respirazione). Il judo e sistemi di lotta come il Brazilian Ju Jitsu attribuiscono grande importanza alla lotta a terra e conseguentemente alle tecniche di strangolamento. L'importanza degli strangolamenti nelle scuole tradizionali è molto minore, giacchè le tecniche sul campo di battaglia esigevano rapidità di esecuzione e raramente la lotta era limitata all'uno contro uno.
  5. Ukemi waza (tecniche di caduta) - questo gruppo contiene tecniche specifiche tecniche di caduta e di rotolamento per attutire l'impatto col suolo durante la pratica. Elemento essenziale è la "battuta" (ovvero un violento schiaffo al terreno che ha lo scopo di aumentare la superficie di contatto ed impedire che l'impatto avvenga in un punto particolarmente vulnerabile). Rotolamenti e cadute sono studiate con lo scopo di proteggere i punti più deboli del corpo. La conoscenza di queste tecniche è necessaria per ridurre al minimo il rischio di incidenti.Va ricordato che durante la pratica, la sicurezza e la tutela della salute è l'obiettivo primario ed è responsabilità sia di uke che di tori.Va anche ricordato che le tecniche tradizionali contengono accorgimenti per rendere la caduta di uke il più rovinosa possibile...ed ovviamente vanno esclusi dalla pratica abituale.
  6. Kwatsu waza (rianimazione) - questo gruppo contiene varie tecniche che spaziano dalla rianimazione al pronto soccorso. Il gruppo conteneva anche tecniche per accertarsi rapidamente dell'avvenuto decesso dell'avversario (per esempio inserendo un dito nel suo ano).
    Alcune di queste tecniche sono basate sulla medicina tradizionale orientale e sono di dubbia efficacia. Andrebbero sostituite, a mio giudizio, con un corso, seppur breve, di Pronto Soccorso. Come scrivevo poco fa, la sicurezza e la salute dei praticanti è della massima importanza e ogni praticante di ogni palestra, club o associazione deve avere ben chiaro come comportarsi in caso di incidenti.
Come dicevo, non c'è un accordo universale su sei punti, e quelli riportati qui sopra non sono che quelli più frequentemente elencati. Ci sono scuole che considerano tecniche fondamentali le parate, le schivate e gli spostamenti, mentre altre comprendono tecniche specifiche su come arrestare o legare l'avversario (ovviamente si tratta di tecniche storiche e non applicabili all'autodifesa moderna), altre ancora mutano dal judo le tecniche di immobilizzazione note come "osae-komi waza" (alcune delle quali sono molto efficaci e verranno discusse in futuro).

Personalmente credo che questa divisione possa aver qualche utilità mnemonica, ma il succo è imparare le varie tecniche (che sono spesso una combinazione dei principi base) e sviscerarne le possibilità. Tipicamente, una tecnica di jujutsu può comprendere la neutralizzazione dell'attacco avversario tramite schivate, parate o spostamenti, il suo sbilanciamento e la sua proiezione o immobilizzazione il tutto condito da uno o più atemi.
L'approccio che seguirò sarà quello di illustrare, in un certo dettaglio, alcune delle tecniche basi più comuni alle varie scuole di jujutsu tradizionale.

Tutto e il contrario di tutto

Una ultima, essenziale nota sulle tecniche in generale riguarda le tecniche "omote" e "ura", ovvero "per dritto" e "per rovescio".

Con il termine "omote" (per dritto, verso l'esterno) si intende la tecnica nella sua esecuzione "normale". Lo svolgimento dell'azione è quello "pianificato" come tempi e come sequenza di movimenti.

In analogia con il principio taoista dello Yin-Yang, ovvero che ogni cosa contiene il suo contrario, molte tecniche prevedono una variante "ura" (per rovescio, verso l'interno) ovvero strategie, trucchi o tecniche interamente differenti da applicarsi nei casi in cui lo svolgimento dell'azione sia opposto a quello previsto dalla tecnica "omote".
Le tecniche "ura" rappresentano spesso il "negativo" delle tecniche "omote". Per comprendere appieno una tecnica è necessario conoscere i suoi aspetti "ura". Molte scuole ritengono che gli aspetti "ura" delle tecniche siano i più preziosi e li custodiscono gelosamente.
Per inciso con i due termini "omote" e "ura" si intendevano, nelle scuole antiche, anche gli insegnameti "espliciti" e quelli "segreti". Gli insegnamenti "omote" venivano rivelati a tutti gli studenti ed erano mostrati in pubblico. Le tecniche "omote" erano riservate agli iniziati e non venivano mostrati in pubblico.

Questo principio verrà illustrato meglio con degli esempi in futuro.

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