martedì 27 agosto 2019

Tecnica/2 - Shiho Nage (Proiezione delle Quattro Direzioni)


Come seconda tecnica, vi propongo "Shiho Nage", ovvero la "proiezione" (o "lancio", "nage") delle quattro direzioni ("Shiho"). Questa è una delle tecniche più caratteristiche del jujutsu e dell'aikido, anche se non figura nelle tecniche del judo e in alcuni sistemi di jujutsu (per esempio è assente dal Metodo Bianchi). Credo che questa assenza sia dovuta a preoccupazioni di sicurezza, giacchè la tecnica è facile da eseguire ma può potenzialmente causare lussazioni alla spalla o al braccio di uke se eseguita con violenza o imperizia. E' però sufficiente allentare la presa e rallentare l'esecuzione nella parte finale della tecnica perché i rischi siano davvero minimi.

La tecnica consiste nell'afferrare il polso di uke e, con un rapido movimento del corpo, realizzare una leva articolare polso-gomito-spalla e una condizione di squilibrio che ci consentono di proiettare l'avversario al suolo.

Talune scuole di jujutsu, ad esempio la Yoshin Ryu, hanno tecniche similari in cui uke scende "in ginocchio", il che, come vedremo, può avere senso. La tecnica è molto utilizzata anche nelle situazioni "hanza-handachi".
Le varianti di questa tecnica sono numerosissime e ci si potrebbero riempire molte pagine: si tratta di uno di quei casi, abbondanti nella tradizione nipponica, in cui lo studio ripetuto delle molteplici varianti schiude la porta a conoscenze tecniche molto vaste ed è assolutamente consigliato.



1. Zanshin (vedasi Ude Osae). Tori è sulla sinistra, mentre uke è sulla destra.


2. Uke tenta di afferrare entrambi i polsi di tori (attacco "ryote dori"). La tecnica può anche essere eseguita contro presa di polso semplice o contro attacchi tipo yokomen uchi (utilizzando una parata incrociata "juji uke").
Immediatamente prima che uke concretizzi la sua presa, tori dispone i palmi leggermente verso l'alto. Con una rotazione dei polsi, nell'esempio in figura, tori afferra con la mano destra il polso destro di uke e continuando la rotazione ne mette in torsione il braccio.


3. Tori esegue un passo avanti liberando completamente la sua mano destra e andando a instaurare una presa anche con la sua sinistra sul braccio destro di uke.


4. Ruotando il corpo di centottanta gradi, tori si trova in una posizione di forte vantaggio, squilibrando uke grazie alla leva articolare polso-braccio-gomito. Come nota, l'immagine in figura non è delle migliori giacchè tori si deve "inarcare" un poco, anziché rimanere con la schiena dritta. Questo è dovuto al fatto che uke è, nell'esempio in figura, più basso di tori. Shiho-nage è una delle poche tecniche la cui esecuzione è più semplice alle persone basse.


5. Tori viene proiettato a terra. In tutte le tecniche "nage" ("proiezione") uke viene lanciato al tappeto. Questa fase è particolarmente delicata e occorre allentare la presa per evitare incidenti.

6. La tecnica si può conludere con il semplice lancio di uke, o con il bloccaggio mostrato in figura. Non si tratta però di un bloccaggio estremante efficace, nel senso che, in una applicazione reale, un uke particolarmente agile e veloce può sfuggirne con una capriola all'indietro… anche se c'è da dire che in una applicazione reale della tecnica probabilmente si troverebbe la spalla lussata!

La versione URA di questa tecnica non è a mio avviso particolarmente "interessante" per lo scopo di questo blog, anche se va ovviamente praticata con diligenza e attenzione. Si tratta di eseguire la stessa tecnica "invertendo" però la direzione del movimento 3. In pratica si gira attorno verso schiena di uke anziché nella direzione del ventre. La posizione finale è identica.

A scopo didattico è utilissimo notare che questa tecnica prende spunto e ispirazione dal kenjutsu. Qui sotto la sequenza equivalente con le spade, che mostra come alcune strategie, gli spostamenti e le tecniche del jujutsu siano strettamente correlate all'arte della spada (cosa che, considerata l'importanze del kenjutsu per il samurai, non stupisce per nulla).


1. Zanshin. Come prima, uke sulla sinistra e tori sulla destra.

2. Uke attacca con shomen (colpo verticale alla testa), tori lo anticipa con una attaco di punta (tsuki). Questo corrisponde all'inversione della presa nella tecnica disarmata.

 3. Tori esegue un passo in direzione tangente all'attacco di uke e tagliandogli l'addome (analogamente al passo della tecnica disarmata)

4. Routa su se stesso tagliando la schiena di uke (anche questo movimento è analogo alla tecnica disarmata).

Le direzione in cui la spada di tori si muove sono quattro, il che dà il nome alla tecnica.

NOTE PER LA DIFESA PERSONALE

Shiho nage è una tecnica difficilissima per le applicazioni reali: richiede una presa salda e una grande velocità di esecuzione. Di contro, se correttamente applicata, consente di aver ragione di avversari ben più grossi e creare un danno devastante. Credo però che i rischi siano notevoli e il gioco non valga la candela.

INSEGNAMENTI ESSENZIALI

Questa tecnica ci insegna molte cose ma principalmente:

-  A convertire le prese dei polsi da svantaggiose a vantaggiose

- A lavorare con sicurezza "dentro" l'attacco di uke (anziché "fuori" come ude osae)

- A indivuduare il "kuzushi", ovvero lo squilibrio di uke.

lunedì 26 agosto 2019

Tecnica/1 - Ude Osae - (Controllo del Braccio)


Ho deciso di raccogliere su queste pagine i miei appunti su alcune azioni tipiche del jujutsu tradizionale, a beneficio mio e dei pochi lettori di questo blog. 
Non si tratta di un programma tecnico completo, ovviamente, che è giustamente sviluppato dalle singole scuole ed associazioni, ma solo di appunti di massima su alcune delle tecniche più classiche del jujutsu.
Le tecniche sono numerate al solo scopo di catalogazione e verranno presentate in ordine sparso, ma tenterò di seguire una logica di progressiva difficoltà di esecuzione (dalle più facili alla più difficili).

Iniziamo da "Ude Osae", ovvero il "controllo del braccio" (Osae=pressione/controllo, ude=braccio). Si tratta di una delle tecnica più classiche del jujutsu ed è presente in tutte le scuole e in molte altre arti marziali. Talvolta la si indica con il nome di Ikkyo ("primo principio") che ha preso nell'Aikido. Come nota storica, l'Aikido deriva direttamente dal Daito-Ryu Jujutsu (anche se questa discendenza è un po' indigesta ad alcuni praticanti di aikido, pertanto la terminologia è cambiata e talvolta si dice che l'aikido non derivi dal jujutsu ma dall'aiki-jujutsu o dall'aiki-jutsu). Questa tecnica, nel Daito-Ryu, è nota come Ippon-Dori (presa per un punto), prima tecnica della serie Ikkayo (e di qui "distillata" dal Maestro Ueshiba in "Ikkyo").

La tecnica viene qui presentata nell'esecuzione e nelle immagini di un video didattico del Daito-Ryu. Il Daito-Ryu è uno degli stili tradizionali meglio documentati. Secondo i discepoli della scuola, si tratta di uno stile che ha una storia pluricentenaria, ma dal punto di vista storico non ci sono molte informazioni antecedenti a Sokaku Takeda che può essere considerato il fondatore "moderno" della scuola.

Poichè questa è la prima tecnica che illustro, alcuni dettagli dell'esecuzione formale (per esempio lo zanshin o la separazione di uke e tori) vengono descritti in maniera più estesa. Alcuni termini già spiegati precedentemente verranno ripetuti per comodità, e abbandonati poi nelle descrizioni delle tecniche successive.


1. Zanshin: l'esecuzione formale delle tecniche parte sempre dalla condizione detta "zanshin" (spirito pronto) in cui tori (colui che esegue la tecnica e risulta vincitore nell'azione, sulla sinistra nella foto) e uke (colui che attacca e subisce la tecnica, e risulta perdente, sulla destra nella foto) si concentrano sull'azione da eseguire. Scopo dello zanshin è ottenere la corretta "presenza mentale" e la giusta percezione dello spazio.
La tecnica inizia normalmente con uke a circa due passi di distanza da tori. Con pochissime eccezioni, è uke a iniziare l'azione aggredendo tori: le tecniche del jujutsu sono (quasi sempre) difensive.

Molte scuole di arti marziali prescrivono una particolare posizione dei piedi (normalmente piede sinistro avanti, con la punta leggermente rivolta all'interno, il destro arretrato di mezzo passo ed aperto di circa sessanta gradi, gambe leggermente flesse - similmente alla posizione di uke nell'immagine sopra). La posizione iniziale reciproca dei piedi di uke e tori comporta leggere differenze nell'esecuzione della tecnica.
Differentemente da altre scuole, nel Daito-Ryu le azioni iniziano con tori in posizione neutrale (piedi paralleli).

Normalmente, nel jujutsu tradizionale non vengono prescritte particolari guardi (kamae): le braccia vengono normalmente tenute lungo il corpo (come tori nell'immagine sopra), o in avanti (come uke).
Una nota importante è la posizione delle mani. Alcune scuole tradizionali, in allenamento, usano le mani aperte allo scopo è quello di avere maggiore sensibilità e flessibilità nel movimento. Questo  però espone i praticanti al pericolo di slogature e rotture delle dita in certe azioni (in particolare contro attacchi violenti, per esempio di calcio). Tenere la mano aperta ha alcuni vantaggi didattici, ma in caso di difesa personale (o qualora l'attacco sia potenzialmente molto violento) è bene tenere il pugno chiuso, con il pollice ben serrato.


2. Shomen Uchi - Uke inizia l'azione attaccando tori con un ampio "shomen uchi" (colpo alla testa, dall'alto verso il basso), che viene parato a due mani (morote uke) da tori.
Nella versione omote (per dritto), tori riesce a bloccare sul nascere l'attacco di uke (come in figura), prima che la traiettoria diventi discendente.
Qualora tori si muova in ritardo, sarà impossibile bloccare l'attacco che andrà aggirato (tecnica ura - "per rovescio"). Il tempo della parata è fondamentale. Nel kendo (e nel karate) si parla di tre possibilità:
"sen" (anticipo totale: tori esegue la tenica prima che uke si sia mosso - questo nel jujutsu non si verifica quasi mai)
"sen-no-sen" (anticipo contro anticipo: tori inizia ad eseguire la tecnica non appena uke inizia il suo movimento di attacco)
"go-no-sen" (ritardo contro anticipo: tori inizia ad eseguire la difesa quando l'attacco di uke è pienamente sviluppato).

L'esecuzione omote di ude osae è un caso "sen-no-sen" e questo rende la tecnica piuttosto difficile per i principianti. Qualora si sia in ritardo occorre aggirare l'attacco con un movimento di "tenkan".
Al momento della parata è possibile colpire il costato di uke con un pugno. Come nota, alcune scuole di aikido usano la mano che ha parato all'altezza del gomito di uke mentre nel Daito-Ryu si usa la mano che ha parato l'avambraccio o il polso. A mio avviso la prima versione rende la presa più sicura (giacchè si mantiene la presa sul polso), mentre la seconda corrisponde alla possibilità di estrarre il wakizashi (spada corta) e colpire uke nell'incavo dell'ascella (zona normalmente non protetta dall'armatura) e ha motivi storici. In entrambi i casi si tratta di una tipica applicazione di atemi (colpo diretto) del jujutsu.


3. Ude-Osae - il cuore della tecnica. Con la presa a due mani sul braccio di uke si tratta di eseguire un movimento "a manovella" che porti il braccio di uke in una leva articolare. Ci sono molte varianti di questa leva (a seconda di come ci si muova durante l'esecuzione), ma, sebbene sia molto vantaggioso piegare il braccio di uke durante l'esecuzione, tutte le varianti terminano con il braccio uke teso.
Due punti importanti:
  • Si può esercitare la forza in maniera che uke carichi tutto il peso sulla gamba a noi più vicina (impedendogli di calciare)
  • La forza deve essere applicata in direzione "tangente" alla colonna vertebrale di uke. 


4. Mae Geri - calcio al costato. Questa è una parte opzionale della tecnica, che non è presente in molte varianti. Il fatto è che, per bloccare completamente uke, occorre fare un passo in avanti rispetto al punto (3). Questo passo può essere effettuato simultaneamente alla applicazione leva, che risulta ancora più vantaggiosa. Nell'esecuzione del Daito-ryu, si sfrutta questa occasione per colpire il costato di uke.


5. Uke è a questo punto bloccato a terra ed impossibilitato ad ogni reazione.


6. E' possibile approfittare della condizione di sottomissione di uke per colpirlo alla schiena con una gomitata. Come nota, molte scuole, comprese il Daito-Ryu, terminano alcune azioni con una mano in alto sopra la testa e con l'urlo "rituale" (kiai). Questo viene talvolta spacciato per gesto di concentrazione e zanshin in chiusura della tecnica, ma ha in realtà ragioni storiche: corrisponde all'estrazione della spada corta ed al taglio della schiena o della testa di uke.

Come nota, differentemente dal judo e da versioni moderne del jujutsu, nel jujutsu tradizionale le "immobilizzazioni" sono (quasi) esclusivamente con uke faccia a terra e tori in piedi o in ginocchio. Immobilizzazioni tipo kesa-gatame o similari (sebbene estremanente efficaci) non consentono di affrontare altri avversari e pertanto sono assenti dalle teniche tradizionali.


7. Zanshin - la presenza mentale dev'essere mantenuta anche al momento della conclusione della tecnica, e occorrer controllare uke (anche solo con lo sguardo) anche durante l'allontanamento. E' un punto importante e spesso trascurato.

8. Risoluzione - mantenendo l'attenzione reciproca, tori e uke si separano e ritornano nella posizione di partenza.

VERSIONE URA

Come spiegato nel post precedente, le tecniche di alcune scuole si presentano talvolta in due versioni: omote ("dritto", "verso l'esterno") e ura ("rovescio", "verso l'interno"). Spesse volte le versioni ura rappresentano le varianti da applicarsi nel caso la versione omote non sia applicabile o non abbia successo. In generale non descriverò tutte le varianti delle tecniche che presenterò, ma in questo caso l'eccezione è d'obbligo per consentire la corretta comprensione delle differenze fra tecniche ura e omote.

La tecnica presentata sopra è la versione OMOTE. Qui sotto una breve descrizione della versione URA:

1. Dopo lo zanshin, uke (questa volta sulla sinistra) attacca tori con shomen uchi.


2. Anziché anticipare la parata e bloccare l'attacco nella fase crescente, tori assorbe l'attacco di uke ruotando verso l'esterno dell'attacco e afferrando il suo braccio durante la discesa.


3. Rotazione di tori sul piede perno (tenkan) per assorbire l'attacco di uke


4. Applicazione iniziale della leva articolare per costringere uke al tappeto.


5. Leva articolare per immobilizzare uke.


6. Immobilizzazione di uke. Questo tipo di immobilizzazioni è tipico del jujutsu tradizionale, un cui si lavora mantenendosi possibilimente all'esterno dell'attacco e si è in grado di affrontare rapidamente altre minacce (al contrario delle immobilizzazioni classiche del judo, estremamente efficaci ma limitate all'uno contro uno).

7. Atemi "Tegatana" (mano come spada). In realtà il danno che si può provocare con un colpo col taglio della mano è minimo. Questo gestp, di solito, simboleggia la possibilie estrazione della spada corta (wakizashi, kodachi) o di un pugnale (tanto) e conseguentemente l'uccisione del nemico.

NOTE PER LA DIFESA PERSONALE

La difesa personale è uno degli scopi per cui alcune persone studiano il jujutsu. A mio avviso le tecniche del jujutsu tradizionale, pensate per la società dei samurai nel periodo Edo, non si sposano molto con le situazioni della vita moderna. Pertanto mi asterrò da considerazioni dettagliate sulla difesa personale, limitandomi a qualche breve cenno.
In questo contesto, Ude Osae riveste una qualche imprtanza, ma raramente l'applicazione sarà simile a quella della tenica formale. Per esempio, si può applicare ude osae se veniamo afferrati ad un bavero o ad una spalla, eseguendo, simultaneamente alla presa, un calcio all'inguine e/o un colpo al viso di tori. La versione ura è particolarmente efficace quando l'impeto dell'attacco è molto forte e non può essere contrastato altrimenti.

INSEGNAMENTI ESSENZIALI

Ude Osae è una tecnica dalle molteplici forme e varianti. Gli insegnamenti principali di questa tecnica sono:

- La gestione dell'attacco di uke in anticipo o in ritardo.

- La possibilità di utilizzare leve articolari molto vantaggiose per guidare uke o squilibrarlo.

- L'uso di atemi in continuità con l'azione di difesa.